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31 Ottobre

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Radda in Chianti
Il tradizionale paesaggio agricolo del Chianti, ricco di filari alberati, terrazzamenti, muretti a secco e siepi, alternati a vigneti e oliveti, deve a questa complessità il suo valore estetico, riconosciuto in tutto il mondo.
Il nome “Ratta” compare per la prima volta in un documento storico del 1003. Già nel 1100 Radda è il centro più popolato e importante della zona. Diventata parte integrante della “Lega del Chianti”, sistema di controllo e di difesa del territorio fiorentino, Radda nel 1384 diviene sede del podestà.
Il Palazzo del Podestà, oggi sede del Comune, è un esempio di architettura minore fiorentina del quattrocento.  Nell’agosto del 1478 le truppe aragonesi-pontificie, distrussero il Castello di Radda e con esso la casa del Podestà. La riedificazione ebbe inizio nel 1484 e terminò nel 1489. L’originaria costruzione quattrocentesca fu restaurata nel 1557 con lavori di manutenzione al tetto e alla terrazza.
L’attuale struttura è dovuta ai lavori avvenuti intorno al 1770. In quella occasione fu ampliato il volume dell’edificio con l’aggiunta del secondo piano, la costituzione dell’ala delle carceri, il cortile e la casa del carceriere.
Nel 1873 fu inserito nel corpo della facciata l’orologio fabbricato a Rocca San Casciano da Agostino Cavina.
Per più di quattro secoli il palazzo fu dunque il luogo deputato all’amministrazione della giustizia per le comunità del Chianti. A terra vi erano le quattro carceri maschili, al primo piano era posta la sala del Vicario Regio, mentre al terzo vi erano gli archivi.
L’unica cella destinata alle donne, fu invece ricavata in strutture interne dell’edificio principale.
Le celle, dotate di impiantito di mattoni, intonacate e tinteggiate erano dotate di doppie porte d’ingresso e inferiate poste ad una unica finestra. All’interno vi era un contenitore per riporre il bugliolo,  una luce a candela e un letto costituito con tavole, coperto da un materasso vegetale detto saccone. Le carceri hanno ospitato persone recluse a vario titolo fino al 1944.
Castellina in Chianti
Castellina ed il territorio chiantigiano, nel suo complesso, godono di risorse e bellezze naturali e ambientali che rendono quest'area della Toscana centrale famosa in tutto il mondo.
Chianti è ormai sinonimo di produzioni di eccellenza, come quelle olivicola e vitivinicola, ma anche di paesaggi mozzafiato che, anche grazie alla saggia opera dell'uomo, hanno mantenuto nel corso dei secoli il loro fascino e la loro integrità.
Castellina è situata proprio al confine tra il versante senese e quello fiorentino dell'area chiantigiana, in una posizione strategica lungo l'attuale S.R. 222 che collega Siena e Firenze.
La collocazione di Castellina, il cui abitato è costruito su un crinale che domina la Valdelsa e tutto il territorio circostante, è stata motivo di secolari battaglie tra le Repubbliche di Siena e Firenze, rese ancor più epiche da aneddoti e leggende come quella del Gallo nero.
La leggenda del Gallo nero
Il gallo nero è il simbolo che ha reso famoso il territorio chiantigiano in tutto il mondo, veicolato come
marchio del Consorzio Chianti Classico sin dalla sua costituzione, nel 1924.
L'identificazione di questo animale con il territorio chiantigiano risale però almeno alla metà del XIII secolo, quando campeggiava sui vessilli della Lega del Chianti, l'istituzione di natura militare e amministrativa, suddivisa nei terzieri di Castellina, Gaiole e Radda in Chianti che rispondeva al potere della Repubblica fiorentina. Ma alla base di questa affiliazione, come in tutte le storie più affascinanti, c'è un anedotto suggestivo, che rievoca i tempi medievali delle aspre contese tra Firenze e Siena.
La leggenda narra che le due Repubbliche, ormai stanche di darsi continuamente battaglia per la disputa dei confini territoriali sul fronte chiantigiano, avessero concordato l'adozione di una soluzione diplomatica per dirimere definitivamente la questione. Fu così condivisa e predisposta una sfida tra due cavalieri, che dovevano partire di mattina, rigorosamente al canto del gallo, ciascuno dalla propria città in direzione dell'altra:
il fiorentino verso Siena, il senese verso Firenze.
Nel punto esatto ove i due si sarebbero incontrati, sarebbe stato suggellato il punto di confine.
Per poter anticipare l'avversario e cavalcare più territorio possibile, diventava quindi strategico partire presto e, a tal fine, poter contare su un gallo affidabile, pronto a cantare alle prime luci dell'alba.
I fiorentini si affidarono ad un gallo nero ruspante e affamato perchè tenuto astutamente a digiuno; i senesi optarono, invece, per un gallo bianco mansueto e, soprattutto, saziato da un pasto serale abbondante. La mossa fiorentina si rivelò inevitabilmente vincente: il cavaliere gigliato potè partire in netto anticipo su quello senese, percorrendo molta più strada e annettendo, di fatto, una più ampia porzione di territorio rispetto al rivale.
Una volta giunto oltre l'abitato di Castellina, il cavaliere fiorentino avrebbe quindi conficcato la propria spada nel terreno, a suggello di quella che lui riteneva ormai una vittoria dal punto di vista delle strategie territoriali: a lui e a questo racconto dai contorni epici si deve il toponimo della località “Crocefiorentina”, a circa 1 km. dal centro abitato attuale.
 
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