La Valle Brembana è una valle anomala nella sua specie: chiusa, molto stretta, si differenzia dalla gemella Seriana a causa delle pareti di roccia che scendono a picco lungo le sponde del Brembo. La conformazione geologica della vallata fluviale non ha certo dato una mano alla costruzione di infrastrutture utili alla viabilità, ed uno dei punti più complicati da superare sono sempre stati gli orridi di Sedrina. In quel frangente la valle si chiude in due pareti di arenaria che scendono fin verso il letto del Brembo e diviene impossibile costruire ponti per attraversare il corso d’acqua.
Un’impresa impossibile per tutti, tranne che per Alvise Priuli, podestà di Bergamo dal 1591 al 1593 e progettista della strada cosiddetta “Priula” che collegava Bergamo a Morbegno, all’epoca appartenuto al Canton Grigioni.
La strada, opera ingegneristica all’avanguardia per l’epoca, ripercorre ancora in buona parte il tracciato dell’attuale ex statale 470 che porta dalla perla della Serenissima fin sopra i 2000 m del Passo San Marco. A fine Cinquecento, quando pensare di costruire un ponte a Sedrina era pura utopia, Priuli, calando dall’alto sbarre e catene di ferro, costruì dei muretti che sostenessero un ponte che collegasse le due sponde del fiume. Dopo di esso vennero eretti ben altri quattro ponti: dello stesso secolo il ponte che unisce Sedrina a Brembilla, successivo quello che unisce il paesino brembano con Ubiale, mentre del XX secolo sono i ponti della ferrovia e l’attuale viadotto dove transita la statale.
Oltre all’incrocio di ben cinque ponti, l’orrido di Sedrina è celebre per un fatto risalente alla dominazione napoleonica, per la precisione al 1806, anno in cui il celebre brigante bergamasco Vincenzo Pacchiana fuggì dalla Valle Brembana.
Nato nel 1773 a Grumello de’ Zanchi (località posta nel comune di Zogno), il “Paci Paciana” imperversava nella valle con rapine, omicidi e violenze varie, divenendo per la popolazione il simbolo del brigantaggio comune e della lotta al dominio napoleonico. Nel 1806, dopo anni dentro e fuori il carcere, durante una fuga Vincenzo Pacchiana venne scovato su uno dei ponti di Sedrina e bloccato dalla presenza delle guardie su entrambe le sponde. A quel punto l’unica soluzione che restava al brigante era gettarsi nel Brembo e, secondo la leggenda, ciò avvenne, fuggendo dalle grinfie delle guardie francesi. La fuga del “Paci Paciana” non durò molto, in quanto il 6 agosto 1806, nei pressi di Gravedona (CO), fu tradito dal compagno Carcino e fu ucciso dalla polizia francese.
Oggi che una serie di piloni di cemento domina l’orrido di Sedrina dei ponti e della genialità del Priuli se ne sono scordati tutti, ma di Vincenzo Pacchiana v’è ancora traccia. Nessuno dimenticherà mai la leggenda del “Paci Paciana” , ma più il tempo passa, più la sua impresa pare esser frutto della fantasia.