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La Val Codera è un piccolo lembo di alpi che è sempre stato abitato: nel 1933 risiedevano ancora in tutta la valle circa 500 persone. Nel dopoguerra, però, si ebbe un’accelerazione del fenomeno di spopolamento, comune a tante località alpine, qui accentuato dalla mancanza di un adeguato collegamento con il fondovalle, più volte invano richiesto per evitare l’abbandono totale. Tra le istituzioni tradizionali ancora in uso vanno segnalate le quattro processioni annuali che si svolgono a Codera nei giorni di S. Marco, S. Giovanni Battista, Assunzione di Maria e S. Rocco, quando le sacre effigie vengono trasportate per le vie del paese dai confratelli dalla tunica scarlatta.
La Val Codera ha assunto un'importanza storica significativa durante il periodo del fascismo, quando divenne la meta per i ritrovi delle Aquile randagie, gruppo scout clandestino (le leggi fasciste avevano reso illegale lo scautismo e tutte le associazioni giovanili all'infuori dell'Opera Nazionale Balilla). La prima Aquila randagia a scoprire la valle, ideale per operare in clandestinità data la sua inaccessibilità, fu Gaetano Fracassi nel 1935.
Da allora la valle è un luogo privilegiato per itinerari di gruppi scout.
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